GERDA TARO

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Ispaniet
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GERDA TARO

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La prima donna, reporter di guerra, a morire “sul lavoro”: GERDA TARO.

Gerda Taro nasce Gerta Phorille, ebrea polacca, nel 1910. Dotata di grande bellezza, cresce in un ambito borghese.

Si avvicina alla fotografia di reportage dopo aver incontrato il più noto Robert Capa (autore dei notissimi unici scatti realizzati durante lo sbarco a Omaha con la 2° ondata…); Gerda Taro sceglie per se e per Capa (anch’esso ebro ungherese… Andrè Friedmann) i 2 nomi –d’arte- che suonavano più da artisti per l’epoca.

Entrambi esuli volontari dai loro paesi sotto la pressione dei pogrom incombenti con l’avvento di Hitler, si ritrovarono a Parigi che pullulava di creatività e passioni.

Allo scoppio della Guerra Spagnola riuscirono ad avere incarichi da noti giornali dell’epoca (Life, Vù ecc… ); per farla breve, dalla loro associazione nacque un ricchissimo archivio di foto dai fronti di Spagna che invasero il mondo; sui fronti iberici si trovarono con personaggi come Hemingway, Ivens, Dos Passos ecc..

Il loro guerresco e rischiosissimo idillio (anche sentimentale) fu interrotto dalla cruenta morte della ragazza. Capa era andato a Parigi per consegnare del materiale e prendere accordi con editori: nel frattempo si scatenò (Luglio 1937) la battaglia di Brunete e Gerda, anche se sotto diffida dei comandi militari, si aggregò alle forze repubblicane realizzando memorabili scatti.

Durante una frenetica ritirata da una attacco aereo delle Legione Condor, Gerda si mantenne in piedi sul predellino dell’auto di un generale delle Brig. Inter. (Walter) colma anche di feriti.

Ad un tratto l’auto urtò contro un TB26 in manovra retrograda e Gerda finì sotto un cingolo col bacino; trattenendosi le viscere in sede con le mani, iniziò una tragica corsa di ore verso un’ospedale sito nella zona dell’Escorial: solo la morfina in dosi massicce le consentì di passare senza urlare l’ultima notte della sua vita; Gerda si spense la mattina successiva, il 26 Luglio ’37.

Capa non si riprese mai da quella morte; Capa continuò da allora a sfidarla sempre per poi trovarla neanche 18’anni dopo in Indocina.
Gerda era amata da molti sia per il suo aspetto che per il suo piglio coraggioso e spregiudicato per l’epoca.
L’ “usignuolo di Brunete” giace in una tomba semi abbandonata a Parigi, a Pere Lachaise.

Del suo sfrenato lavoro di reporter restano scatti memorabili di truppe in azione.

Colgo l’occasione per dare, tramite lo sguardo di Gerda, la possibilità di vedere, fissati per ‘sempre’, documenti militari d’azione e di morte.
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-La Speranza- Andrè Malraux
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