Il battaglione "Stalin" - Carnia 1944-'45
Inviato: ven apr 25, 2014 7:36 pm
Danijl Avdeev, Aleksandr Kolnikov e Anton Ivanovich Melnichuk avevano già percorso 450km quando, nella primavera del 1944, si presentarono al Battaglione Matteotti della Brigata Garibaldi-Tagliamento. La loro storia aveva dell'incredibile: soldati dell'Armata Rossa presi prigionieri dai tedeschi, riuscirono a fuggire dai loro lager e a riparare in Svizzera, per poi riprendere la marcia attraverso la Lombardia, il Veneto ed il Friuli. Arrivati nella Val d'Arzino, nel Friuli Occidentale, dopo essersi rifocillati presso una famiglia di contadini chiesero informazioni per mettersi in contatto con il reparto partigiano più vicino e furono indirizzati verso il Battaglione Matteotti.
Nel maggio del 1944 il Battaglione Matteotti contava già una trentina fra disertori e prigionieri fuggitivi sovietici. Dopo una sommaria analisi per evitare il pericolo di spie ed informatori, il gruppo fu riunito in un primo Distaccamento "Guastatori", formato da una squadra di italiani ed una squadra di sovietici.
Nei mesi successivi tutti i sovietici ed i polacchi presenti nella fila della Brigata Garibaldi-Tagliamento furono inviati al Distaccamento "Guastatori" il quale, raggiunti i 120 uomini, nel luglio venne trasformato in Battaglione. Per sottolineare la particolare composizione nazionale il Battaglione assunse il nome di "Stalin". Il comando venne affidato al giovane ufficiale Danijl Avdeev, in riconoscimento del lavoro svolto fra i "Guastatori", mentre la carica di Commissario Politico venne affidata a Viktor Bobkov "Silos".
Il Battaglione "Stalin" venne dislocato nell'alta Val d'Arzino, nella zona di Pozzis, da dove era possibile controllare Sella Chianzutan (Verzegnis e quindi Tolmezzo) e Forcella Chiampon (Preone e Val Tagliamento).
Con la fine dell'estate (agosto-settembre) i tedeschi completarono il trasferimento delle truppe collaborazioniste cosacche e nord-caucasiche nel Friuli settentrionale ed in Carnia. La loro presenza capillare nei villaggi (con allontanamento forzato degli abitanti) costituì una minaccia sempre presente per i reparti partigiani.
Nel frattempo la Brigata Garibaldi-Tagliamento riuscì a rinforzarsi notevolmente, raggiungendo un organico di 850 uomini e migliorando l'armamento con fucili mauser e, grazie ad alcuni "lanci" alleati, con 60 Sten ed una trentina di Bren. Inoltre, presi contatti con la 3a Brigata Osoppo (Sinistra Tagliamento), venne raggiunto un accordo secondo il quale la Osoppo avrebbe inviato tutti i suoi "sovietici" al Btg. "Stalin".
Lo "Stalin" si trovò da subito in una zona abbastanza calda, in quanto la vicina e strategica Sella Chianzutan venne occupata da un presidio di truppe nord-caucasiche. In ottobre, durante le operazioni per l'annientamento della Repubblica Partigiana della Carnia le truppe tedesche e cosacche furono efficacemente respinte dallo "Stalin" a Sella Chianzutan. Tuttavia la difesa della Repubblica Partigiana era diventata strategicamente insostenibile ed in novembre il battaglione iniziò il ripiegamento verso l'abitato di S. Francesco. Seguito da incalzanti reparti cosacchi e raggiunto a S.Francesco l'11 novembre, lo "Stalin" ingaggiò i reparti nemici che lo stavano seguendo: il combattimento durò l'intera giornata, lo "Stalin" riuscì a sganciarsi ma a costo di perdite d'ambo le parti.
Il comandante, Danijl Avdeev, risultò disperso. Durante il combattimento fu ferito seriamente e cercò riparo in un tombino: dissanguato, il suo corpo fu rinvenuto alcuni giorni dopo.
Nel frattempo il battaglione "Stalin", che nel periodo ottobre-novembre subì circa 50 perdite fra morti e feriti, riuscì a trasferirsi in Val Tramontina per riorganizzarsi. Nuovo comandante fu nominato l'ufficiale "Aleksej".
Nel frattempo la morsa dei reparti tedeschi, cosacchi e fascisti in rastrellamento andò stringendosi sempre più: il 25 e 26 novembre furono segnalate numerose truppe nemiche in assembramento a Sud (Spilimbergo), a Sud-Est (Forgaria) ed a Nord (Val Tagliamento). Il peggiorare delle condizioni climatiche, le pesanti perdite subite negli ultimi mesi e la mancanza di rifornimenti portò il Comando del Gruppo Brigate Garibaldi Sud a decidere per una drastica smobilitazione dei reparti, con la speranza di salvare i singoli partigiani dal sicuro annientamento facendoli passare in piccoli gruppi fra le maglie del nemico, per poi trovare un momentaneo riparo invernale nelle case dei valliggiani. Per mantenere operative le Brigate la maggior parte dei comandi, assieme ad alcuni reparti, ridotti nei ranghi, cercarono la salvezza in remote baite d'alta montagna. Lo "Stalin", ridotto a 50 uomini, il 30 novembre venne inviato a protezione del Comando di Gruppo Brigate e per 3 giorni, fra le bufere di neve, contrastò gli attacchi nemici. Sganciatosi nuovamente, il Battaglione si divise in due gruppi: uno, al comando di "Aleksej", si diresse verso l'alta Val Tagliamento (Forni di Sopra), l'altro, al comando di "Silos" e composto in maggior parte da ammalati e feriti, trovò riparo in una remota casera nella zona della vicina Preone.
Il gruppo di "Aleksej", a metà dicembre, si stabilì sugli impervi picchi rocciosi che sovrastano Forni di Sopra. Grazie alla collaborazione degli abitanti fu possibile ricevere viveri e supporto, in cambio della promessa di non compiere azioni belliche durante la loro sosta in zona. Non si trattava di una promessa inesaudibile: il gruppo (forse 15 uomini) era ridotto a mal partito e la sua stessa esistenza era legata alla collaborazione degli abitanti, i numerosi metri di neve ed il tempo inclemente rendevano inoltre velleitaria qualsiasi azione militare.
Nonostante ogni cura nell'evitare contatti con il nemico, il 9 febbraio 1945 una pattuglia del gruppo di "Aleksej" venne sorpresa ed attaccata dal nemico sul Passo della Mauria, la pattuglia riuscì a dileguarsi incolume dopo aver causato alcune perdite all'attaccante. Il 15 febbraio lo stesso gruppo venne attaccata durante un rastrellamento sul Monte Lagna (Forni di Sopra), riuscendo anche stavolta a ritirarsi indenne. Continuamente ricercato, il gruppo di "Aleksej" si spostò a Nord, raggiungendo il Rifugio "F.lli De Gasperi" in Val Pesarina (1770m) a metà marzo. Tuttavia, il 2 aprile, proprio al "De Gasperi" il reparto venne accerchiato da un improvviso attacco notturno di truppe tedesche e cosacche: dopo un iniziale tentativo di fuga, costato la vita a 3 partigiani italiani, il gruppo decide di asserragliarsi all'interno del rifugio, resistendo tutta la giornata e subendo la perdita di altri 3 partigiani sovietici. Con l'ausilio del buio i 9 partigiani rimasti, uccisa una sentinella, riuscirono a lasciare l'edificio e a dileguarsi nella notte. L'edificio, creduto dai tedeschi ancora presidiato, venne preso di mira da alcuni mortai e dato alle fiamme.
Con la primavera si intensificarono le azioni del gruppo di "Aleksej" il quale, ritornato nella zona di Forni di Sopra, teneva sotto tiro la Strada Statale 52, direttrice principale fra la Carnia e il Cadore.
Verso la fine di aprile anche il gruppo di "Silos" riprese il combattimento, unendosi agli altri reparti della Brigata Garibaldi-Carnia (della quale faceva parte lo "Stalin" dal dicembre '44). Particolarmente difficile è la trattativa con i reparti collaborazionisti cosacchi i quali, volendo raggiungere il confine del Reich prima dell'arrivo degli alleati, presero con loro numerosi ostaggi e minacciarono rappresaglie sui civili in caso di azioni di disturbo da parte dei partigiani. Durante una delle numerose negoziazioni fra cosacchi e comandanti partigiani, De Caneva "Ape", Comandante la Brigata Garibaldi-Carnia, venne tenuto in ostaggio da alcuni ufficiali cosacchi nei pressi di Socchieve: un rapido attacco diversivo del gruppo di "Silos", rinforzato da numerosi georgiani recentemente passati allo "Stalin", permise al De Caneva di fuggire.
La dolorosa (vedi eccidi di Ovaro e Avasinis) liberazione della Carnia e del Friuli, avvenuta realmente solo ai primi di maggio 1945, probabilmente sarebbe stata possibile anche senza la partecipazione del leggendario Battaglione "Stalin", ma l'esempio di abnegazione, coraggio e generosità dato da questo pugno di sovietici per la liberazione del loro e del nostro popolo è e rimarrà impressa a lungo nella memoria di tutti i sinceri e grati abitanti di queste valli.
Buon 25 aprile a tutti!
Andrea
Nel maggio del 1944 il Battaglione Matteotti contava già una trentina fra disertori e prigionieri fuggitivi sovietici. Dopo una sommaria analisi per evitare il pericolo di spie ed informatori, il gruppo fu riunito in un primo Distaccamento "Guastatori", formato da una squadra di italiani ed una squadra di sovietici.
Nei mesi successivi tutti i sovietici ed i polacchi presenti nella fila della Brigata Garibaldi-Tagliamento furono inviati al Distaccamento "Guastatori" il quale, raggiunti i 120 uomini, nel luglio venne trasformato in Battaglione. Per sottolineare la particolare composizione nazionale il Battaglione assunse il nome di "Stalin". Il comando venne affidato al giovane ufficiale Danijl Avdeev, in riconoscimento del lavoro svolto fra i "Guastatori", mentre la carica di Commissario Politico venne affidata a Viktor Bobkov "Silos".
Il Battaglione "Stalin" venne dislocato nell'alta Val d'Arzino, nella zona di Pozzis, da dove era possibile controllare Sella Chianzutan (Verzegnis e quindi Tolmezzo) e Forcella Chiampon (Preone e Val Tagliamento).
Con la fine dell'estate (agosto-settembre) i tedeschi completarono il trasferimento delle truppe collaborazioniste cosacche e nord-caucasiche nel Friuli settentrionale ed in Carnia. La loro presenza capillare nei villaggi (con allontanamento forzato degli abitanti) costituì una minaccia sempre presente per i reparti partigiani.
Nel frattempo la Brigata Garibaldi-Tagliamento riuscì a rinforzarsi notevolmente, raggiungendo un organico di 850 uomini e migliorando l'armamento con fucili mauser e, grazie ad alcuni "lanci" alleati, con 60 Sten ed una trentina di Bren. Inoltre, presi contatti con la 3a Brigata Osoppo (Sinistra Tagliamento), venne raggiunto un accordo secondo il quale la Osoppo avrebbe inviato tutti i suoi "sovietici" al Btg. "Stalin".
Lo "Stalin" si trovò da subito in una zona abbastanza calda, in quanto la vicina e strategica Sella Chianzutan venne occupata da un presidio di truppe nord-caucasiche. In ottobre, durante le operazioni per l'annientamento della Repubblica Partigiana della Carnia le truppe tedesche e cosacche furono efficacemente respinte dallo "Stalin" a Sella Chianzutan. Tuttavia la difesa della Repubblica Partigiana era diventata strategicamente insostenibile ed in novembre il battaglione iniziò il ripiegamento verso l'abitato di S. Francesco. Seguito da incalzanti reparti cosacchi e raggiunto a S.Francesco l'11 novembre, lo "Stalin" ingaggiò i reparti nemici che lo stavano seguendo: il combattimento durò l'intera giornata, lo "Stalin" riuscì a sganciarsi ma a costo di perdite d'ambo le parti.
Il comandante, Danijl Avdeev, risultò disperso. Durante il combattimento fu ferito seriamente e cercò riparo in un tombino: dissanguato, il suo corpo fu rinvenuto alcuni giorni dopo.
Nel frattempo il battaglione "Stalin", che nel periodo ottobre-novembre subì circa 50 perdite fra morti e feriti, riuscì a trasferirsi in Val Tramontina per riorganizzarsi. Nuovo comandante fu nominato l'ufficiale "Aleksej".
Nel frattempo la morsa dei reparti tedeschi, cosacchi e fascisti in rastrellamento andò stringendosi sempre più: il 25 e 26 novembre furono segnalate numerose truppe nemiche in assembramento a Sud (Spilimbergo), a Sud-Est (Forgaria) ed a Nord (Val Tagliamento). Il peggiorare delle condizioni climatiche, le pesanti perdite subite negli ultimi mesi e la mancanza di rifornimenti portò il Comando del Gruppo Brigate Garibaldi Sud a decidere per una drastica smobilitazione dei reparti, con la speranza di salvare i singoli partigiani dal sicuro annientamento facendoli passare in piccoli gruppi fra le maglie del nemico, per poi trovare un momentaneo riparo invernale nelle case dei valliggiani. Per mantenere operative le Brigate la maggior parte dei comandi, assieme ad alcuni reparti, ridotti nei ranghi, cercarono la salvezza in remote baite d'alta montagna. Lo "Stalin", ridotto a 50 uomini, il 30 novembre venne inviato a protezione del Comando di Gruppo Brigate e per 3 giorni, fra le bufere di neve, contrastò gli attacchi nemici. Sganciatosi nuovamente, il Battaglione si divise in due gruppi: uno, al comando di "Aleksej", si diresse verso l'alta Val Tagliamento (Forni di Sopra), l'altro, al comando di "Silos" e composto in maggior parte da ammalati e feriti, trovò riparo in una remota casera nella zona della vicina Preone.
Il gruppo di "Aleksej", a metà dicembre, si stabilì sugli impervi picchi rocciosi che sovrastano Forni di Sopra. Grazie alla collaborazione degli abitanti fu possibile ricevere viveri e supporto, in cambio della promessa di non compiere azioni belliche durante la loro sosta in zona. Non si trattava di una promessa inesaudibile: il gruppo (forse 15 uomini) era ridotto a mal partito e la sua stessa esistenza era legata alla collaborazione degli abitanti, i numerosi metri di neve ed il tempo inclemente rendevano inoltre velleitaria qualsiasi azione militare.
Nonostante ogni cura nell'evitare contatti con il nemico, il 9 febbraio 1945 una pattuglia del gruppo di "Aleksej" venne sorpresa ed attaccata dal nemico sul Passo della Mauria, la pattuglia riuscì a dileguarsi incolume dopo aver causato alcune perdite all'attaccante. Il 15 febbraio lo stesso gruppo venne attaccata durante un rastrellamento sul Monte Lagna (Forni di Sopra), riuscendo anche stavolta a ritirarsi indenne. Continuamente ricercato, il gruppo di "Aleksej" si spostò a Nord, raggiungendo il Rifugio "F.lli De Gasperi" in Val Pesarina (1770m) a metà marzo. Tuttavia, il 2 aprile, proprio al "De Gasperi" il reparto venne accerchiato da un improvviso attacco notturno di truppe tedesche e cosacche: dopo un iniziale tentativo di fuga, costato la vita a 3 partigiani italiani, il gruppo decide di asserragliarsi all'interno del rifugio, resistendo tutta la giornata e subendo la perdita di altri 3 partigiani sovietici. Con l'ausilio del buio i 9 partigiani rimasti, uccisa una sentinella, riuscirono a lasciare l'edificio e a dileguarsi nella notte. L'edificio, creduto dai tedeschi ancora presidiato, venne preso di mira da alcuni mortai e dato alle fiamme.
Con la primavera si intensificarono le azioni del gruppo di "Aleksej" il quale, ritornato nella zona di Forni di Sopra, teneva sotto tiro la Strada Statale 52, direttrice principale fra la Carnia e il Cadore.
Verso la fine di aprile anche il gruppo di "Silos" riprese il combattimento, unendosi agli altri reparti della Brigata Garibaldi-Carnia (della quale faceva parte lo "Stalin" dal dicembre '44). Particolarmente difficile è la trattativa con i reparti collaborazionisti cosacchi i quali, volendo raggiungere il confine del Reich prima dell'arrivo degli alleati, presero con loro numerosi ostaggi e minacciarono rappresaglie sui civili in caso di azioni di disturbo da parte dei partigiani. Durante una delle numerose negoziazioni fra cosacchi e comandanti partigiani, De Caneva "Ape", Comandante la Brigata Garibaldi-Carnia, venne tenuto in ostaggio da alcuni ufficiali cosacchi nei pressi di Socchieve: un rapido attacco diversivo del gruppo di "Silos", rinforzato da numerosi georgiani recentemente passati allo "Stalin", permise al De Caneva di fuggire.
La dolorosa (vedi eccidi di Ovaro e Avasinis) liberazione della Carnia e del Friuli, avvenuta realmente solo ai primi di maggio 1945, probabilmente sarebbe stata possibile anche senza la partecipazione del leggendario Battaglione "Stalin", ma l'esempio di abnegazione, coraggio e generosità dato da questo pugno di sovietici per la liberazione del loro e del nostro popolo è e rimarrà impressa a lungo nella memoria di tutti i sinceri e grati abitanti di queste valli.
Buon 25 aprile a tutti!
Andrea